WORKS
Bestie
Temple Gallery Roma 2006
BESTIE ILLUSTRATO
Di Giuseppe Salvatori
Come c’è questo pampino, ci sarà il mio libro
Quando nel 1979 lessi Bestie, nella ristampa dell’editore Guanda, lo capii senza capire; condizione, questa, che spesso non ci ripara, permeabile com’è ad ogni sorta di tentazione; infatti, tanto mi piacque che sentii l’urgenza di di dipingere una grande opera che contenesse tutti quegli animali a formare idealmente un’arca sentimentale; una forma di risarcimento per le creature che ci sono accanto e che senza colpa hanno seguito l’uomo nell’esperienza terrena fino a morire con lui. Gli animali che sono la terza anima del mondo. Ma a quadro ultimato, dopo un mese di lavoro febbrile, con la dolcissima assistenza di mia madre, Brunetta (all’epoca dipingevo a casa dei miei genitori), fui preso da una insoddisfazione totale, e dopo qualche giorno di ansia depressiva mi convinsi a cancellarlo ritagliando minuziosamente tutti gli animaletti, con mia madre accanto che in silenzio vidi piangere. Da allora, alcuni di quei ritagli ancora campeggiano qua e là in casa dei miei, perché si sa che la famiglia è la custode più vera della nostra vita/opera, e per me quei frammenti sono stati il monito permanente d’un antico e non risolto fallimento. Da quel lontano 1979 ho riletto Bestie molte volte fino a voler ritentare l’impresa, ma con l’idea di illustrarlo per un progetto editoriale con tanto di testo a fronte. Così nel 2002 iniziai e completai i 70 disegni (compresa la copertina) di questo presente volume, senza problemi e con tanta energia, perché più vocato e più maturo all’esperienza della vita, più accorto dei misteriosi atti nostri, e più comprensivo dell’uomo Federigo Tozzi, che ha gridato, ha pianto, ha pregato, ha maledetto e bestemmiato, nel disagio d’una vita in cui tutto davvero sembra nascere da una lesione subita e il cui star male è l’esistenza stessa. Adesso che ho affidato il mio lavoro a questo libro spero di far cosa gradita a tutti coloro che lo avranno tra le mani, sì, le mani, che pure sono tra le pieghe del racconto, così come nei disegni, il soggetto parallelo, la nudità d’un arto nella visione disperata della vita.